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Il personaggio

Katia Serra

Intervista di Cinzia Grenci

Calciatrice di Serie A e della Nazionale femminile, con il ruolo di centrocampista. Uno scudetto, tre Coppe Italia, tre Supercoppe Italiane, una Coppa Uefa. Poi dirigente sportiva e, da qualche tempo, brillante commentatrice tv.
Per la Rai, ha curato la cronaca di diverse partite dell’Europeo 2021, compresa la finale, prima donna in questo ruolo.
La bolognese Katia Serra è tutto questo e molto di più. Persona tenace e schietta.

Caratteristiche che non le hanno reso certo la vita facile in un ambiente prettamente maschile.
“La passione e la determinazione a fare ciò che mi piace sono state le leve per superare gli ostacoli e le frustrazioni. Ma sono state anche sfide da vincere per creare un habitat di lavoro meno ostile e per tracciare la strada ad altre donne con il mio stesso amore per il calcio”. Un percorso, ci racconta, fatto di pregiudizi, scarsa considerazione, sottovalutazione del talento femminile prima di arrivare a un’accettazione che però manca ancora di valorizzazione. “Siamo ancora lontani dalla normalità…”

Ci sono differenze tra il calcio maschile e quello femminile?

L’errore sistematico è fare paragoni. È lo stesso sport praticato, però, con caratteristiche e potenzialità differenti. Per storia, numeri, cultura e interessi economici noi donne non raggiungeremo mai i livelli degli uomini. Ciò che è veramente importante, tuttavia, è avere le stesse opportunità di praticare il calcio e soprattutto le stesse tutele e un’organizzazione che rispetti la dignità femminile al pari di quella maschile.

Ci sono ancora resistenze tra le ragazze a scegliere il calcio come attività sportiva?

Direi di sì, purtroppo. Ma se mi volto indietro, vedo i passi enormi che sono stati compiuti negli ultimi anni. L’Italia è molto varia. Ci sono territori più aperti, per così dire, e altri in cui le resistenze restano più radicate. Oggi, però, l’offerta di possibilità è più ampia e rende la scelta più facile. E poi anche la mentalità è cambiata: una ragazza che ama il calcio non viene più considerata una matta.

Dal prossimo anno, anche il calcio femminile diventerà professionistico. Una bella conquista!*

*L’intervista è stata rilasciata poco prima che la FIGC deliberasse il via al professionismo nel calcio femminile a partire dalla prossima stagione.

Un passaggio epocale, a cui ho contribuito in prima linea, guidando un apposito gruppo di lavoro. Significherà viverlo davvero come un lavoro, con tutte le tutele che ne conseguono. È una grande conquista soprattutto per le più piccole che possono immaginarsi un futuro in questo settore.

Insomma, che lezione si può trarre dal calcio in tema di parità e di pari opportunità?

È difficile dare una risposta, perché ogni conquista è legata all’ambiente che si frequenta e alle persone che si incontrano. Certamente bisogna fare tanta informazione e tanta opera di sensibilizzazione, unire le forze, condividere la battaglia anche con gli uomini. Servono scelte politiche, ma anche strategie comunicative.
Ma, certo, alla base di tutto c’è la competenza. È necessario conoscere a fondo i problemi. Il vissuto personale, unito a una grande motivazione, è decisivo.