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Conosciamole da vicino

Alice Paola Pomé,

Milano Net Lead

Alice Paola Pomè
Ingegnera – dottoranda presso Politecnico di Milano
D ABC – Real Estate Center

Chiara Talignani Landi,

Empowernet Milano

Chiara Talignani Landi
Ingegnera

Sono sempre stata una persona curiosa. Credo sia questa volontà di non smettere mai di scoprire che mi ha portata a continuare a studiare. Da quando sono entrata in prima elementare ho avuto il sogno di inventare qualcosa per l’umanità. È stata la mia sfida personale, che non si è ancora conclusa ai miei suonatissimi 28 anni.

Credetemi, però, se vi dico che non sono stata una bambina studiosa. Preferivo trascorrere i pomeriggi in giro per le strade tortuose del lago Maggiore piuttosto che leggere pagine e pagine di sussidiario. Se doveste, infatti, parlare con mia mamma, vi confesserebbe la preoccupazione che l’ha investita per tutti i miei primi anni di istruzione e ricorderebbe con una leggera emozione quella bambina con gli occhiali, il vestitino rosa e due codini terribilmente storti a cui raccontava le vicende delle Repubbliche Marinare per l’interrogazione del giorno dopo.

Sono Alice e come avrete intuito sto frequentando il programma di dottorato. Sono iscritta al Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura, ingegneria delle Costruzioni e dell’Ambiente Costruito e collaboro nel laboratorio Real Estate Center.

Il lavoro di dottoranda è dinamico, complesso, faticoso, ma molto stimolante e gratificante. Alcuni giorni sono una studentessa che segue corsi di hard e soft skills; altri sono docente di corsi universitari; altri speaker a conferenze; e altri ancora consulente per grandi aziende. Certo, sono anche una ricercatrice che si occupa di integrare i principi di sostenibilità nella gestione degli edifici. Sto sviluppando un modello, basato sull’indicatore di sostenibilità Ecological Footprint, che ha l’obiettivo di guidare i gestori degli edifici nella minimizzazione degli impatti ambientali. Il modello considera e combina le risorse consumate (acqua, energia e alimenti), i rifiuti emessi e gli effetti che gli utenti hanno nella creazione degli impatti.

Trascorro così molto tempo a leggere e confrontare sistemi precedentemente sviluppati che mi servono come guida all’implementazione del mio progetto.

Questa la mia scoperta, questo il mio impegno per la società e questo il motore che mi spinge tutte le mattine verso nuove invenzioni, rendendo felice la bambina determinata che c’è ancora dentro di me.

Inserendo la parola “Robotica” su Google, i primi risultati ci riportano robot dalle sembianze umane, dipinti come super intelligenti e capaci di pensare in modo autonomo, che si avvicinano più ai ricordi del film “L’uomo bicentenario” che alle reali applicazioni robotiche esistenti oggigiorno. E mi accorgo che la stessa immagine appare nella mente delle persone quando parlo del mio dottorato in robotica o del mio lavoro. Nella realtà, robotica significa tanto altro. Nel caso del mio dottorato, ad esempio, la robotica ha assunto la declinazione di robotica “collaborativa”, che riguarda l’integrazione dei robot nelle aziende produttive, al fine di lavorare a stretto contatto con gli operatori e alleviarli da task ripetitive, pericolose o fisicamente pesanti. Il dottorato mi ha dato modo di vedere al di fuori dei confini nazionali, in particolare durante l’esperienza di sei mesi all’Università di Berkeley (San Francisco), che mi ha inoltre permesso di trovare un lavoro in Silicon Valley e passare un anno in un centro di ricerca avanzato di una multinazionale di robotica. Ora sono rientrata in Italia e lavoro in una multinazionale che si occupa di automazione industriale e robotica. In particolare, oltre agli aspetti tecnici, seguo la parte di Academy a livello nazionale, organizzando e tenendo corsi per i nostri clienti e per le università, e coordinando un gruppo di trainers, distribuiti nelle altre filiali. Ciò che apprezzo di più del mio lavoro è la dualità tra l’aspetto tecnico e umano, che mi porta ad approfondire tematiche tecnologiche avanzate e, al tempo stesso, mi porta ad essere a stretto contatto con i clienti e gli studenti, collaborando con gli altri dipartimenti della mia azienda come il marketing e i commerciali. Il Soroptimist mi sta dando la possibilità di condividere le mie esperienze con altre ragazze STEM e raccogliere tanti preziosi consigli, per crescere e migliorare nelle “soft skills”, fondamentali in un lavoro poliedrico come il mio.

(Segue Elisa Colombo)

Nonostante tutto non ho mai pensato nemmeno un minuto a mollare e tornare indietro; e dopo settimane di notti passate a studiare, giornate da 16 ore di lavoro non-stop in ospedale, video e lezioni online di tedesco, finalmente la ruota ha iniziato a girare!
Ma soprattutto ho capito che mi stavo riappropriando di me stessa quando ho iniziato ad avere i primi complimenti dai pazienti, e i primi gesti di amicizia dai colleghi. Dopo tre mesi, ho iniziato a sentirmi a casa e a vivere le mie giornate con gli occhi stanchi, ma nuovamente con il sorriso: qualsiasi cosa sarebbe successo, sarebbe andato tutto bene!
Così è stato: il primo anno di specialità è stato un viaggio sulle montagne russe, un’avventura fatta di settimane da 100 ore di lavoro, sala operatoria fino a orari assurdi e grandissime soddisfazioni. Soddisfazioni culminate con due eventi inaspettati. Il primo è l’inserimento del mio nome sulla lista 2021 Under 30 di Forbes Italia, un grande onore che mi ha dato ulteriore carica e motivazione. Il secondo invece è stata la proposta da parte del mio primario di iniziare un PhD di ricerca clinica sull’applicazione della realtà virtuale in neurochirurgia (in Svizzera posso portare avanti parallelamente specializzazione e PhD, che è un enorme vantaggio)!
Ormai siamo ad aprile 2022, il secondo anno di specializzazione è iniziato ben quattro mesi fa (volati) e con la grande novità del PhD. Sono felice, la ricerca richiede tempo e pazienza ma piano piano i progetti prendono forma. Quello che spero e che vedo per il mio futuro è sicuramente poter contribuire in modo concreto nel mio ambito, soprattutto con la ricerca. Professionalmente, spero di poter cogliere i frutti di quello che sto seminando. Personalmente, spero di poter continuare a essere felice dei rapporti e della vita che ho creato al di fuori dall’ospedale e dalla mia professione.
La strada è ancora molto lunga e ogni giorno c’è qualcosa di nuovo da vivere e imparare, ci saranno momenti positivi e sicuramente momenti negativi e di sconforto. Imparare ad accettare le sconfitte è importante, ma ancora più importante è far sì che questo momenti non prendano il sopravvento. Dalle cadute ci si rialza, sempre, e questo deve essere un mantra ricorrente nei nostri cuori e nelle nostre menti.
Scegliere un percorso di vita che richieda tanto impegno e costante dedizione significa fare dei compromessi, e talvolta dei sacrifici… questa scelta deve sempre essere supportata da una grande dose di motivazione personale, passione e forza d’animo. Io mi auguro e auguro a tutte noi donne di avere sempre dei sogni nuovi da realizzare, e, come diceva saggiamente Eleanor Roosevelt, di gestire noi stesse con la testa e gli altri con il cuore.