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Reinventare la città a misura di donna

Intervista a Bruna Floreani, Referente nazionale Progetto La città che vorrei

di Silvia Ruspa

Sarebbe riduttivo definire La Città che vorrei come nuovo progetto nazionale di Soroptimist International Italia. Trattasi, piuttosto, di una proposta di percorso pedagogico e olistico, di trasformazione del contesto abitativo (città, paese, quartiere), improntata su valori fondamentali, ineludibili: sostenibilità, inclusione, sicurezza, sostenibilità economica, resilienza, rispetto e valorizzazione dei generi e della bellezza.

Non si tratta solamente di rigenerazione urbana ma anche di promozione di una cittadinanza attiva, responsabile e partecipe (da cui l’innesto del progetto/bando Ri-generazione città futura).

Per saperne di più, abbiamo intervistato la referente e anima pulsante della Città che vorrei, Bruna Floreani, commercialista esperta in ambito societario ed internazionale del Club Soroptimist di Milano alla Scala.

Da dove prende origine l’idea della Città che vorrei?

In realtà, i primi studi risalgano ad una decina di anni or sono, durante la Giunta Pisapia con la Delegata alle Pari Opportunità di allora, Francesca Zajczyk, docente di Sociologia Urbana presso l’Università degli Studi Bicocca di Milano. All’epoca fu elaborata una ricerca dal titolo, “Analisi comparata delle Politiche di Genere in Europa”, in cui si misero a confronto alcune capitali europee, quali Berlino, Barcellona, Vienna e Milano.

La ricerca è stata presentata nell’ottobre 2015, a Palazzo Marino, sede del Municipio di Milano ed è stata l’origine di approfondimenti circa la costruzione di un nuovo modello di Città che tenesse conto dei vissuti e dei bisogni delle donne e che fosse in grado di elaborare future prospettive.

Soroptimist Club Milano alla Scala, in collaborazione con Comune di Milano, Fondazione Etica e l’Associazione MiWorld, sempre nello stesso periodo, ha promosso un incontro dal titolo, “Costruire il futuro con uno sguardo di genere”, predittivo degli attuali sviluppi.

Costruire una città a misura di donna non è solo una rivendicazione di genere bensì porre la comunità umana al centro del cambiamento?

Per parlare di futuro, occorre seminare cambiamento nel territorio in cui si vive e l’80% della popolazione vive, produce economia, trascorre il proprio tempo libero, in città.

Ma le città, da sempre, sono disegnate a misura di uomo, un uomo che, producendo, inquina, non si cura della valorizzazione estetica del territorio, di creare cultura e sicurezza. Del resto l’ottanta per cento dei pianificatori urbani sono, a tutt’oggi, maschi.

L’orizzonte è eminentemente culturale ed il cambiamento è, ormai, ineludibile.

L’Agenda 2030 dell’ONU, coi suoi 17 obiettivi, mette in campo un orizzonte di contenuti e valori che non può essere tralasciata dalle donne.

Occorre elaborare una sorta di secondo Rinascimento in cui le donne siano protagoniste attive nei tavoli decisionali. Soroptimist International Italia grazie alla sua estensione geografica in Club sparsi su tutto il territorio nazionale, può e deve essere fra i soggetti promotori di campagne di advocacy che partendo da interlocuzioni con le Amministrazioni Locali (facilitate dalla firma di un Protocollo di intesa con l’ANCI, siglato a giugno di quest’anno) possa trasformarsi in concrete azioni e buone prassi.

Altro fattore facilitante, le risorse del Pnrr, bene prezioso ed imprescindibile che deve essere utilizzato per lanciare nuovi scenari urbani.

Quali le tappe di costruzione della città che vorrei?

Si è pensato a tre momenti iniziali, di lancio di questo laboratorio per un nuovo umanesimo, ovvero l’elaborazione di un questionario, la creazione di un manifesto, la pubblicizzazione tramite un evento.

Il questionario, elaborato con la società Lexis Ricerche srl, è stato somministrato ad un ampio campione di donne fra le quali le circa 5000 socie dei Club di cui si compone Soroptimist International Italia. L’obiettivo è stato di far emergere le proposte delle donne sulle città di oggi e sulla città ideale di un futuro prossimo.

La prima parte del questionario ha sondato il livello di soddisfazione su dieci aspetti del vivere urbano, ovvero Quartieri e Comunità, Sicurezza, Lavoro, Salute e Benessere, Abitazione, Sostenibilità ed Ambiente, Servizi Pubblici, Strutture educative.

La seconda parte, la scelta di dieci obiettivi per la costruzione della città che vorrei.

Dal questionario discende l’elaborazione del manifesto, una sorta di linea guida degli obiettivi prescelti fra i quali la promozione di partecipazione consapevole ed attiva del mondo femminile alla costruzione della città futura; l’istituzionalizzazione della partecipazione delle donne nelle scelte e percorsi di elaborazione del cambiamento urbano; la stipula di un impegno delle Istituzioni a trasformare le promesse in azioni concrete ed a fare accountability ai cittadini, tutti.

Ultima fase della start up, l’evento denominato “La città che vorrei, reinventare la città a misura di donna”, programmato per il 14 ottobre 2022 presso l’Auditorium di Assolombarda a Milano, patrocinato, fra gli altri, da Assolombarda, ANCI, AmbienteItalia ed il Corriere della Sera come Media Partner.

L’evento di presentazione è l’occasione per presentare i risultati del questionario e divulgare il manifesto.

Evento e non convegno perché si intende lanciare una concreta revisione olistica nella progettazione urbana del futuro che veda al centro la Persona, una persona che pone al centro dei propri interessi buone pratiche e rinnovati stili di vita.

La città dei cittadini, la città attrattiva, la città verde, sana, resiliente ma anche inclusiva e sicura e che abbia sguardo e riguardo su tutte le generazioni e su tutti i generi.

Si può parlare della Città che vorrei come di un percorso educativo?

Certamente e proprio perché è necessario attuare una netta trasformazione degli stili di vita e di produzione e progettazione, occorre favorirne e facilitarne l’avvio. Il processo è culturale, il cambiamento deve coinvolgere le giovani generazioni e deve essere proposto e stimolato sin dai primi anni di vita e durante tutto il periodo di formazione scolastica.

Proprio per questo si è immaginato e progettato un Bando “Ri-generazione città giovane rivolto a tutte le scuole di istruzione secondaria inferiore e superiore.

I giovani studenti, coordinati da un insegnante referente, avranno la possibilità di elaborare la riprogettazione di spazi urbani adeguandoli ai propri bisogni ed aspettative.

Una proposta concreta di coinvolgimento dei giovani per la costruzione di un futuro più inclusivo e sostenibile. Un ascolto delle voci della cittadinanza più giovane che creerà, di per sé, un’ulteriore sensibilizzazione anche verso le tematiche di educazione alla cittadinanza.

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