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Tornare ad essere Comunità Educanti

adulti più consapevoli, giovani meno fragili

Intervista di Francesca Pompaa Elena Littamè Psicologa – Direttrice Generale di Fondazione IREA Morini

Generazione Z, così vengono identificati i nati tra il 1997 e 2012; figli della Generazione X (1965 – 1980) e dell’ancor prima Baby Bummer (1946 – 1964). È la prima generazione ad essersi sviluppata godendo dell’accesso ad Internet sin dall’infanzia: i cosiddetti “nativi digitali”*.

Una generazione controversa per es- sere rappresentata da un lato come quella meno violenta, più tollerante ed inclusiva degli ultimi anni, e dall’altra come una generazione con forte propensione all’individualismo, concentrata a fare più che ad essere, incline al successo personale piuttosto che alle relazioni sociali, familiari, oppure agli hobby.

La Generazione Z offre un quadro del tutto nuovo del mondo dei giovani con una visione etica per certi versi più vicina a quella delle generazioni passate.

Onestà, affidabilità, impegno, sono valori fondanti di questa generazione; come mai invece la cronaca spesso ci riporta episodi di altra narrazione?

«Da psicologa, mamma di una adolescente Gaia di nome e di fatto, responsabile di un progetto che tra il 2019 e il 2022 ha coinvolto più di 600 alunni della scuola secondaria di primo grado del territorio in cui vivo e lavoro e circa 300 adulti di riferimento (genitori, insegnanti, educatori, allenatori..) mi chiedo spesso perché questa nuova Generazione Z occupi sempre più spesso la cronaca con episodi plateali, ad esempio di bullismo nei confronti di coetanei ed adulti, ripresi e postati come “trofei”, talvolta minimizzati, quasi giustificati da genitori che non vogliono vedere la gravità dell’accaduto».

Episodi che nascono forse dal bisogno di “essere visti”, e qui entriamo nell’uso che i giovani fanno del web come strumento di relazione.

«Quanti follower hai? Nell’era dei social network e dei social media sembra che il successo di una persona, di un progetto, di un prodotto o di un’idea dipenda unicamente dal numero di follower e di like che riescono a collezionare: “se non posti non sei/non fai”.

Anche Amadeus al Sanremo di quest’anno si è fatto convince- re dalla top influencer Ferragni ad aprire un nuovo profilo su Instagram e ha coinvolto il pubblico del Festival nella conta dei nuovi amici virtuali che il conduttore ha avviato nelle sera- te più chiacchierate dei nostri palinsesti televisivi italiani.

Del resto, se qualcuno ti followa, vuol dire che ti segue e se ti segue vuol dire che “ti vede”!»

La maggior parte della Generazione Z accusa quelle precedenti di non aver preservato ma lasciato un mondo
in cui vivere è diventato difficile, come se avvertisse la necessità di salvarsi da sola, tagliando col passato e creando nuovi paradigmi, nuovi linguaggi. Intercettare i loro pensieri non è semplice.

«Ma non impossibile. “Io ti vedo” desiderano sentirsi dire. Essere visti e riconosciuti infondo non è il bisogno che tutti noi abbiamo? Se l’essere visti passa solamente attraverso quell’appendice che ormai ciascuno di noi maneggia continua- mente durante il giorno, il nostro telefono, le app e i social, essa diventa il principale strumento per raggiungere l’obiettivo. Ma se ci fossero anche altri modi? La prima volta che ho visto Avatar (il film di James Cameron) ricordo quanto mi abbia colpito quell’“io ti vedo” con cui i protagonisti si salutano. “I see you” – io ti vedo – “It’s not just ’I’m seeing you in front of me’; it’s: ‘I see into you, I accepted you, I understand you’” – “Non è ‘ti vedo di fronte a me’; è ‘io vedo dentro di te, ti accetto, ti capisco’”. Un nuovo modo di vedere “l’altro” e di connettersi con lui».

Diventa urgente cercare soluzioni inserendo elementi che possano ingaggiare gli adulti e i giovani, sarebbe un ottimo modo per far incontrare passato e presente.

«Se come adulti fossimo più capaci, nella complessità delle nostre quotidianità, di “vedere” i nostri figli e i figli delle comunità in cui viviamo – questi avrebbero meno bisogno di gesti plateali per richiamare la nostra attenzione e quella dei loro coetanei (che, ahimè, a loro volta non vedono e non li vedono!). Forse la comunità educante inizia da qui. Da un “Io ti vedo” che non sia di corsa, che non sia superficiale, che non sia scontato… Gli adolescenti di oggi sono sempre di più supereroi fragili, all’apparenza forti e invincibili, nella realtà nascondono insicurezze e vulnerabilità».

Una Comunità Educante più consapevole, fatta di adulti, genitori, educatori, insegnanti, allenatori, guide capaci di invertire la rotta…

«Bisogna essere consapevoli che si nasce figli ma che genitori si diventa giorno dopo giorno, insieme ai nostri figli che crescono, at- traverso le piccole conquiste quotidiane e l’alleanza educativa che riusciamo a creare di accompagnamento alla crescita, che significa dare amore (“Io ti vedo”), sicurezza (fondamentale!), ruoli distinti (io sono l’adulto) e confini precisi (i “no” aiutano a crescere). Non esistono genitori perfetti e non è questo a cui dobbiamo aspi- rare. Serve piuttosto essere una mamma (un papà, un genitore) sufficientemente buona, spontanea, autentica, come ci insegna il famoso psicanalista inglese Donald Winnicot. Con le proprie ansie e preoccupazioni, stanchezze e sensi di colpa, cercando di trasmet- tere sicurezza e amore.

Così come si diventa insegnanti ed educatori nelle sfide quoti- diane, condividendo con bambini e giovani un percorso dove si apprendono conoscenze (il sapere), competenze (saper fare), soft skill (saper essere) e la necessità di continuare ad imparare (saper diventare). Occorre una forte alleanza educativa tra scuola, famiglia e Comunità Educante, per invertire la rotta: lavorare insieme per avere meno “supereroi” ma rendere questi figli, questi alunni, questi ragazzi, meno fragili».

Quale può essere la chiave di volta per “sopravvivere” più serenamente in questo periodo storico così complesso?

«Essere visti e viste, essere riconosciuti come persone, per quello che siamo e non per le caratteristiche che abbiamo. Essere consapevoli che ciò che siamo ci unisce e ciò che abbiamo (storie, provenienze, caratteristiche, desideri, culture, posizioni sociali) ci rende diversi e unici.

Essere e Avere sono due parole che mi sono particolarmente care. Nella mia quotidianità di direttrice di una Fondazione che da cento anni si oc- cupa di educazione e da cinquanta ha come cuore pulsante progetti e ser- vizi per persone con disabilità, diamo molta importanza al linguaggio che utilizziamo. Chiedo di non usare più il termine “disabili” e di sostituirlo con “persone con disabilità” a cui prima riconosciamo il diritto di essere un bambino, una donna, un adulto, un anziano… con desideri, aspettative, bisogni che vengono prima della sua disabilità! Con questa consapevolezza potremmo diventare i primi follower di noi stessi, dei nostri figli e dei nostri ragazzi e valorizzare le relazioni come la nostra vera e più preziosa ricchezza».

La rete è diventata ormai la sede indiscussa del dibattito sociale, un approccio individualistico meno interessato alle vicende politiche, un nuovo agglomerato di pensiero, fuori dai luoghi del passato.

«Abbiamo passato gli ultimi anni, come generazione di adulti, a delegittimare le istituzioni (scuola, sanità, chiesa, forze dell’ordine…) e la politica. Non sarà forse il caso che riprendiamo a rispettarle e a dar valore a questi pilastri della nostra società perché possano essere punti fermi, certezze, riferimenti più credibili e importanti anche per le nuove generazioni?

I ragazzi che tanto denigriamo per gli atti di bullismo che leggiamo sui giornali sono gli stessi coetanei di Greta Thumberg che lottano per pre- servare l’ambiente, sono i cittadini del mondo che non si danno confini nelle amicizie e nei progetti, sostengono valori e etica che spesso superano ogni nostro “credo”. Forse hanno solo un po’ più bisogno di una Comunità Educante intorno a loro fatta di adulti più consapevoli del proprio ruolo, capaci di “educere”, di tirar fuori il loro vero “essere”. Proviamoci. Io ti vedo, io vi vedo!»

Le generazioni culturali

• Generazione perduta (1883-1900)
• Greatest Generation (1901-1927)
• Generazione silenziosa (1928-1945)
• Baby boomers o “Boomers” (1946-1964)
• Generazione X (1965-1980)
• Generazione Y o “Millennials” (1981-1996)
• Generazione Z o “Centennials”(1997-2012)
• Generazione Alpha o “Screenagers”(2013-oggi)

A fianco delle nuove leve. L’esperienza insegna

di Serenella Panaro

Il termine degli studi e la fase di passaggio dall’Università al lavoro rappresenta una
delle transizioni più delicate e importanti.Dallo status di “studentesse”, su cui ci si è identificate a lungo, fin dai primi giorni di scuola, si compieil primo vero salto verso l’identità di professioniste, sperando di non passare, se non per un tempo limitatissimo, a quella di inoccupate. Condizione che appare come un limbo spaesante.

Nell’esperienza svolta all’interno della nostra Associazione in questi anni, il Mentoring si sta rivelando uno strumento meraviglioso per le Mentee e anche per le Mentori. I modelli lavorativi e i patti lavoratore-azienda stanno profondamente mutando e i vecchi paradigmi non sembrano riuscire a intercettare bisogni profondi.

Il cammino verso l’affermazione di un’identità professionale caratterizzante è costellato da mille incertezze, ansie e difficoltà date sia dal mercato in continua evoluzione sia dalla mancanza di una strategia e pianificazione personale.

Esso sembra assumere la valenza di un vero e proprio rito di passaggio, un momento di iniziazione all’età adulta, di in- gresso nel mondo dei professionisti.
In queste fasi il ruolo di una guida, di uno sherpa, è fondamentale. Qualcuno che esuli dai già presenti processi di onboarding (anch’essi riti in chiave moderna), offerti all’entrata dalle aziende ai giovani talenti, che vada oltre lo sviluppo di competenze, e accompagni alla complessità della vita professionale a tutto tondo, come persone.

In tal senso acquistano immenso valore pratiche quali il coaching e il mentoring per supportare le prime fasi di carriera. Nell’esperienza svolta all’interno della nostra Associazione

in questi anni, il Mentoring si sta rivelando uno strumento meraviglioso per le Mentee e anche per le Mentori. Immenso valore ha la relazione che si nutre di una matrice socratica, e che alimenta le nostre Socie Men- tori, tanto quanto le più giovani. Ci si rivede, si riscoprono le radici di tante scelte effettuate, si riacquista slancio e desiderio, ci si appassiona nel dare e ricevere, reciprocamente. In tutte le fasi di transizione ci ritroviamo a lasciare qualcosa di noto, passando per una cosiddetta “zona neutra”, apparentemente confusa ma anche generatrice di profonda trasformazione, per poi entrare nel “nuovo”.

La transizione è infatti il processo del lasciare andare le cose per come sono state, e impadronirsi del modo in cui sono diventate. Passaggio non privo di resistenze.

Riguarda il “come” viviamo a livello personale il cambiamento .È un riorientarsi e ridefinirsi, attra- verso cui si incorpora il cambiamen-to nella propria vita e si mobilitano energie per la nuova realtà/situazio-ne. È un processo lento che richiede un Programma di Mentoring di molti mesi.

Il cambiamento può accadere in qualsiasi momento (da noi voluto o meno), mentre la Transizione arriva quando un capitolo della vita termina e un altro spinge per fare la sua entrata.

La nostra stessa vita è transizione, e lungo la vita viviamo diverse possibili transizioni personali e professionali; tutto questo accomuna la Mentore e la Mentee.

Le giovani generazioni – e la comunità professionale tutta dopo la pandemia – sembra essere sempre più alla ricerca di senso, di un allineamento di valori, dell’autorealizzazione sostenibile. Fenomeni come la Great Resignation, il Quiet Quitting, stanno mostrando che i modelli lavorativi e i patti lavoratore-azienda stanno profondamente mutando e i vecchi paradigmi non sembrano riu- scire a intercettare bisogni profondi. Bisogni che non crediamo siano essenzialmente della nuova generazione ma che sono rimasti latenti anche in quelle precedenti, semplicemente perché non apparivano possibili del- le alternative.

Il Mentoring diviene quindi uno strumento di ascolto e di intercettazione per chi si affaccia alla professione, ritenendolo oggi un’importante fon- te di motivazione.

È anche un modo per evolvere e costruire assieme nuovi modelli di professionalità e di paradigmi lavorati- vi, che tengano conto di una nuova gerarchia di bisogni, e offrano una risposta alla dirompente richiesta di senso che da più parti, oggi arriva come un segnale forte e chiaro.

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Giovani Talenti Crescono

di Lorella Del Rio

Il 15 aprile si sono concluse, a norma del Bando del Concorso “Giovani Talenti Femminili della Musica Alda Rossi da Rios – XIII edizione, biennio 2021/2023, le selezioni regionali dalle quali sono state individuate le candidate finaliste che parteciperanno alla selezione nazionale prevista a Como, presso il Conservatorio “G. Verdi”, i prossimi 28 e 29 ottobre.

Questi i risultati in ordine alfabetico per Regione.

  • ABRUZZO e MOLISE: Fakizat Mubarak, vio- linista individuata dalla referente regionale Alba Riccioni del Club di Teramo.
  • BASILICATA: Elisa Calabrese, flautista, refe- rente Giovanna D’amato del Club di Potenza (anche componente della Commissione na- zionale musica).
  • CALABRIA: Roberta Panuccio, cantante liri- ca, referente Vittoria Caracciolo del club di Reggio Calabria (anche componente della Commissione nazionale musica).
  • CAMPANIA: Gaia Ferrantini, violoncellista, referente Maria Pia Greco del Club di Napoli.
  • EMILIA ROMAGNA: Giada Moretti, violon- cellista, referente Annamaria Balli del club di Rimini.
  • FRIULI VENEZIA GIULIA: Claudia Mavilia, cantante, referente Anna Rosa Rugliano del club di Trieste.
  • LAZIO: Giulia Cellacchi, violinista referente Barbara Ferrara del club di Roma Tiber.
  • LIGURIA: Claudia Vento, pianista, referente Irene Schiavetta del del club di Savona.
  • LOMBARDIA: Isa Trotta, pianista, referente Silvia Bagnoli del club di Mantova.
  • PIEMONTE: Cristiana Coppola, violoncello, referente Micaela Pittaluga del club di Ales- sandria.
  • PUGLIA: Rossana Quarato, flautista, referen- te Maria Eugenia Congedo del club di Lecce.
  • SARDEGNA: Eleonora Marras, cantante, referente Stefania Schioccola del club di Sassari.
  • SICILIA: Valentina Ventura, violoncellista, re- ferente Celeste Gulino club di Catania.
  • TOSCANA: Giovanna Carrillo Fantappiè, chi- tarrista, referente Elisabetta Collini del club di Prato.
  • TRENTINO ALTO ADIGE: Amina Davibelko- va, violoncellista, referente Sandra Donà club di Bolzano.
  • UMBRIA: Mimì Biaggi, violinista, referente Elisabetta Ruozi del club di Terni.
  • VENETO: Maya Oganayan, pianista, referen- te Marisa dalla Vecchia del club di Bassano del Grappa Veneto

Le Regioni partecipanti a questa edizione sono diciassette (Marche e Valle D’Aosta non hanno pur- troppo espresso candidate) e gli strumenti in gara sono: cinque violoncelli, tre pianoforti, tre violini, due flauti, una chitarra e tre cantanti liriche. Hanno partecipato tutti i Conservatori contattati e presenti anche nelle precedenti edizioni del Con- corso e altri che invece non avevano avuto possi- bilità di collaborare hanno risposto partecipando attivamente alle operazioni di selezione.

Per la prima volta sono stati coinvolti anche Club Soroptimist senza sede di Conservatorio e vicever- sa, sempre con pronta e concreta disponibilità da parte di tutte le Presidenti e i direttori o direttrici interessati, confermando quanto il nostro Concor- so nazionale sia conosciuto ed apprezzato da tutte le Istituzioni musicali italiane.

Il un progetto che rispecchia perfettamente lo spirito e l’etica professionale soroptimista. L’edizione di quest’anno ha visto la partecipazione di una settantina di partecipanti alle selezioni regionali e più del doppio all’interno delle selezioni attuate dagli stessi conservatori.

Le 17 giovanissime concorrenti che abbiamo individuato come migliori e che si confronteranno a Como hanno già vinto, e noi con loro. Sono le migliori d’Italia. Rappresentano la nostra vocazio- ne di sostenere e premiare il merito e l’eccellenza femminile, all’interno degli istituti preposti all’e- ducazione musicale professionistica. In sintesi, il nostro Concorso entra e dedica le proprie energie e risorse all’individuazione del puro Talento all’in- terno del comparto universitario pubblico italiano. Talento che si esprime in un Concorso unico nel suo genere, non perché di genere, ma proprio per- chè polistrumentale: non giudica solo le capacità virtuosistiche e tecniche ma coglie la specialità musicale nella sua essenza, cioè il talento espressivo ed artistico al di là dello strumento utilizzato. Le ragazze coinvolte nelle selezioni di quest’anno verranno orgogliosamente sostenute dai Club che le hanno segnalate o dagli altri della stessa regione, indipendentemente dal risultato ottenuto alle pro- ve. Molte di queste artiste vengono aiutate nelle spese che devono sostenere per recarsi a Como o per il pianista accompagnatore, oppure vengono

coinvolte in rassegne di concerti ( e compensate regolarmente) e premiate con borse di studio ag- giuntive.
Le prove in ogni Regione si sono trasformate e ve- stite a festa, diventando dei veri e propri concerti pubblici all’interno dei Conservatori, anticipati da manifesti e locandine ed articoli giornalistici o te- levisivi. Le ragazze sono state poi accolte in cene di interclub e fotografate sorridenti mentre ricevo- no fiori e regali dalle presidenti, applaudite dalle socie e sempre da un folto ed affettuoso pubblico. A tutt’oggi quindi prevediamo e ci aspettiamo la stessa atmosfera gioiosa anche nella meraviglio- sa città di Como che ospiterà la Finale, accolti dal Club della Città che è già pronto ed attivo nell’a- prire le proprie porte a tutti coloro che vorranno esserci, nelle tre giornate di musica ed allegria.

Le candidate saranno accompagnate dai genitori, (alcune sono minorenni) dagli insegnanti, dai pro- pri pianisti, da amici e fidanzati ed insieme a loro arriveranno le presidenti dei club italiani, le refe- renti regionali, il bureau e tutte le soroptimiste inte- ressate con i rispettivi ospiti . Grazie a questa feli- ce invasione avremo l’opportunità di conoscere ed intrecciare il mondo accademico musicale italiano con quello della nostra Associazione, assistendo insieme a tutte le fasi di selezione.

La Commissione Musica si unisce e si fa portavoce anche della Presidente Barbara Cermesoni e di tut- te le socie del club di Como, impegnate nell’orga- nizzazione logistica e di accoglienza del Concorso, rinnovando l’invito a partecipare ad un’esperienza molto gratificante sotto tutti i punti di vista.

Il lavoro più importante in Finale verrà svolto da una giuria di eccezione (Presidente il direttore del conservatorio di Como Maestro Zago e la nostra PN Giovanna Guercio come giurata onoraria) chiamata per l’occasione e formata da specialisti strumentali o vocali per ogni categoria in gara e che decreterà in due tornate le tre vincitrici assolute. Non possiamo ancora esporci indicando i nomi dei componenti perché sarà lavoro dei prossimi mesi ma, trattandosi anche delle celebrazioni del centenario del SI, assicuriamo una giuria di grande prestigio.

L’arte dei suoni

Concorso Giovani talenti femminili della musica

di Giovanna d’Amato

(in copertina: Laura Marzadori, violinista e attuale spalla dell’orchestra della Scala di Milano)

Ai giorni nostri il contesto professionale in cui operano le musiciste è certamente mutato, ma si fatica ancora a notare la presenza di bacchette al femminile nelle programmazioni delle stagioni concertistiche.Il mondo dell’arte dei suoni ha operato per secoli una sorta di ostracismo nei confronti della creatività musicale femminile, sia legata alla composizione che alla professione di musiciste, strumentiste, cantanti, fino all’ambìto podio del direttore d’orchestra, da sempre e tuttora, tranne poche eccezioni, di indiscussa prerogativa maschile. Tutto ciò nonostante la testimonianza documentata nella storia di donne compositrici e virtuose dello strumento per lo più, tranne rarissime eccezioni, recluse in monasteri o attive nell’apparente sicurezza delle mura domestiche, mogli, sorelle, figlie, le cui doti musicali venivano tuttavia deliberatamente offuscate dalle figure maschili della famiglia. E se per le compositrici del periodo rinascimentale e barocco, quali Maddalena Casulana o Francesca Caccini, è possibile rinvenire l’autografo sugli spartiti della loro musica, a tante di loro, un esempio su tutte Fanny Mendelssohn, sorella del ben più famoso Felix, non fu concesso di firmare la propria musica, che anzi dal celebre fratello fu spesso letteralmente “sottratta” come frutto del proprio genio creativo. O la strepitosa Nannerl Mozart, sorella del genio di Salisburgo, lei talento strabiliante al clavicembalo, eccellente compositrice… eppure è una femmina e il suo destino sono un marito e dei figli che la allontaneranno dal suo universo musicale, facendo forzatamente tacere il suo incredibile genio. Ai giorni nostri il contesto professionale in cui operano le musiciste è certamente mutato, ma si fatica ancora a notare la presenza di bacchette al femminile nelle programmazioni delle stagioni concertistiche così come poco eseguite continuano ad essere le opere delle compositrici.

In questo quadro l’impegno delle donne per le donne si fa necessario quanto prezioso, quale significativo contributo a sottolineare, dare visibilità ed opportunità al talento al femminile. È questa la lodevole missione del prestigioso Concorso “Giovani talenti femminili della musica – Alda Rossi da Rios” organizzato dal Soroptimist International d’Italia, inaugurato nel 1999 ed inizialmente aperto ai giovani musicisti di entrambi i sessi, per dedicarsi, a partire dalla IX edizione del 2009, esplicitamente alle ragazze. Dal nord al sud della penisola tanti i talenti valorizzati: da Laura Marzadori, violinista ed attuale spalla dell’orchestra della Scala di Milano, a Beatrice Rana, una delle più quotate pianiste del palcoscenico europeo, a Saria Convertino, virtuosa pluripremiata della fisarmonica, solo per citarne alcune. Il concorso si avvale della collaborazione di figure musicali di spessore internazionale quali componenti della giuria, insieme alle rappresentanti del Club di volta in volta incaricato dell’organizzazione della fase finale nazionale e al Direttore dell’Istituzione AFAM che ne ospita lo svolgimento. “Giovani talenti femminili della musica – Alda Rossi da Rios” è a cadenza biennale e giungerà nel 2023 alla XIII edizione, annoverando nel suo palmares i nomi di musicisti e musiciste che hanno tutti, nel corso della loro carriera, raggiunto vertici altissimi, cui la premiazione a questo Concorso ha certamente “dato il la”.

Le vincitrici della XII edizione
Palermo, 9-11 settembre 2021
1° premio (€ 3.500)
Maria Serena Salvemini, violino
2° premio (€ 2.500) ex-aequo
Angela Tempestini, violino
Isabella Cambini, arpa
3° premio (€ 1.500)
Chiara Maria Beatrice Cannavale, sassofono

COMMUNITY2

Club di Jesi

Mentoring: dare valore

all’esperienza nell’interazione

di Valeria Cupis

Parlare di mentoring significa per me ogni volta l’accendersi di una luce calda che illumina la parola “possibilità”. Che cosa c’è di più bello dell’idea del possibile che diventa azione concreta, progetto e viaggio da realizzare e percorrere insieme? Il mentoring incarna tutto ciò.
Sono stata coinvolta in questo progetto del Soroptimist e ho accettato con entusiasmo perché credo fermamente nel valore di quanto simboleggi cammino, crescita, opportunità, sviluppo, tesorizzazione di valore e trasferimento di competenze nell’incontro tra chi ha un’esperienza lavorativa di lungo termine e chi si affaccia alla vita professionale ora.
Perché se è vero che “il giovane cammina più veloce dell’anziano, è anche vero che l’anziano conosce la strada”. Così un proverbio africano spiega la saggezza di chi ha vissuto abbastanza intensamente e a lungo da aver accumulato un bagaglio ricco di esperienze.
Questo “aver già camminato lungo il percorso della vita” può diventare “enzima moltiplicativo” dell’entusiasmo e della freschezza di chi ha tutto davanti a sé e padroneggia le nuove tecnologie ma magari necessita del rinforzo nell’analisi della prospettiva a medio o lungo termine.
Conoscere la mia mentee è stato davvero bello ed emozionante. Costanza ed io abbiamo costruito insieme il nostro rapporto e la sua trama.


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Club di Lodi

Le Donne contano

di Silvia Scavuzzo

Un progetto di educazione finanziaria pensato per le donne e nato dalla sinergia fra la Banca d’Italia – per conto del Comitato Nazionale per l’educazione finanziaria – e il Soroptimist.
Nell’anno appena concluso, una particolare attenzione è stata rivolta al problematico rapporto fra le donne e la finanza. Consapevole che la conoscenza delle nozioni di base costituisca un importante strumento di emancipazione e di miglioramento, il Club Lodi – guidato dalla Presidente A. Calcagno – ha aderito al Progetto di educazione finanziaria organizzando due corsi a tema: uno in favore delle donne seguite dal Centro Antiviolenza di Lodi, il secondo per le dipendenti della Associazione Socio Sanitaria di Lodi. I corsi, ciascuno articolato in tre incontri on line, si sono svolti fra i mesi di aprile e giugno del 2021. Particolarmente apprezzato quello in favore delle donne in condizioni di difficoltà e di fragilità, che frequentano i gruppi terapeutici organizzati presso il Centro antiviolenza “La metà di Niente”: le destinatarie sono state individuate dalle psicoterapeute del Centro, che hanno fornito anche assistenza durante le lezioni e supporto organizzativo.
Il feedback è stato positivo: il corso è stato definito comprensibile, esaustivo, divertente. Le utenti hanno dichiarato di avere subito messo in pratica le nozioni ricevute, sia nell’uso degli strumenti informatici che nella pianificazione delle spese e hanno dimostrato di aver acquisito maggiore consapevolezza e sicurezza di sé.
Il progetto di Banca d’Italia è stato illustrato anche alla dottoressa Barbara Grecchi, responsabile del Servizio promozione e salute e Medicina di genere presso l’ASST di Lodi, che ha chiesto di poterlo offrire alle donne dipendenti dell’Ente (circa 1700).
Dalla sinergia tra Banca D’Italia, ASST Lodi e Soroptimist è nato il corso on line fruibile dalle dipendenti attraverso il sito dell’ospedale. Anche in questo caso le utenti hanno apprezzato l’iniziativa volta ad incentivare l’interesse e acquisire competenze culturalmente riservate agli uomini.